Violino

Docente Barbara Torresetti   

Strumento cordofono ad arco, il più acuto della famiglia dei moderni strumenti ad arco occidentali, comprendente anche la viola, il violoncello e il contrabbasso. Incerta è ancora la paternità dell’invenzione dello strumento, se si debba cioè attribuire alla scuola dei maestri liutai bolognesi, o a quella bresciana, oppure alle geniali intuizioni del cremonese Andrea Amati, allievo di Leonardo da Martinengo, fondatore della celebre scuola locale.

A metà del Cinquecento, comunque, Amati creò la forma e i canoni costruttivi e rapporti strutturali rimasti da allora pressoché invariati. La sua opera fu continuata in Cremona dai figli Antonio e Gerolamo, dal nipote Nicola, figlio di Gerolamo; dai Guarneri, con Andrea, Giuseppe Gian Battista e Giuseppe detto “del Gesù”, il più noto della famiglia; dal sommo Antonio Stradivari, che, produsse strumenti di qualità ineguagliata; poi dai Bergonzi, dai Ruggeri, dai Rogeri, da Lorenzo e Giovan Battista Guadagnini.

La scuola bresciana dopo Gasparo da Salò, ebbe un illustre esponente in Gian Paolo Maggini. Il periodo aureo della sua letteratura musicale inizia con le sonate del bolognese Arcangelo Corelli esponente di spicco dello stile barocco, proseguendo con i concerti solisti di Giuseppe Torelli, e con i virtuosismi di T. Albinoni, F. Geminiani, E. F. Dall’Abaco e tanti altri; ma, fu sicuramente Antonio Vivaldi colui che seppe creare ai livelli più alti dei concerti per il violino accompagnato dall’orchestra, sfruttando le eccezionali possibilità timbriche, musicali e tecniche dello strumento. Anche il grande J. S. Bach, sfruttò le peculiari risorse polifoniche firmando le Tre sonate e tre partite per violino solo. Le sonate “a due” e le sonate “a tre”, furono coltivate da Häendel, Tartini, Porpora, Verracini, Leclair ecc. I primi esempi di sonate “a quattro” si devono a Scarlatti, Vivaldi e Tartini, in cui si costituì il gruppo strumentale del quartetto d’archi, destinato a sviluppi illustri fino ai nostri giorni. In seguito per tutto il Settecento la tecnica sullo strumento fu continuamente elaborata da celebrati virtuosi e didatti quali Somis, Locatelli, Giardini, Pugnani, Viotti ecc., spetta però al genovese Niccolò Paganini la rivelazione di un tipo di virtuosismo spinto ai limiti estremi di difficoltà di esecuzione. Egli ampliò l’orizzonte espressivo del violino, arricchendolo di audacie fino a quel momento impensabili: tricordi, armonici doppi, glissandi, registri sopracuti, pizzicati con la mano sinistra, salti di corde e arpeggi di ogni tipo.

Occorre segnalare, infine, che in anni recenti si è registrata nell’ambito dell’avanguardia jazzistica, una ripresa dell’interesse per lo strumento, dopo essere stato oggetto delle attenzioni di virtuosi jazzisti storici come Joe Venuti e Stéphane Grappelli, Ray Nance, prosegue poi con le nuove sperimentazioni del giovane Jean-Luc Ponty, e del famoso Ornette Coleman.